Il Club del Buttafuoco Storico ha compiuto 27 anni. Un percorso di crescita che vede, attualmente, l’impegno di diversi viticoltori che, in sinergia, lavorano per far conoscere la qualità di questo vino rosso prodotto in una zona ristretta dell’Oltrepò Pavese
Nel febbraio del 1996, ben 27 anni fa, un piccolo gruppo di viticoltori diede vita al Club del Buttafuoco Storico, nato con lo scopo di portare avanti la tradizione e di valorizzare uno dei vini simbolo dell’Oltrepò Pavese, per l’appunto, il Buttafuoco. Oggi il numero si è ampliato, sino a contare ben 18 produttori che, in modo sinergico, guardano a un futuro in cui la tutela di questo vino e la sostenibilità rappresentano gli obiettivi da raggiungere. A tutto ciò, ovviamente, si affianca il voler comunicare e far conoscere un rosso potente e intenso, ottenuto dalla vinificazione di uve autoctone quali Croatina, Barbera, Uva Rara, Ughetta di Canneto o Vespolina.
Una ristretta zona territoriale
Strutturato ed elegante, il Buttafuoco si produce seguendo i dettami di un rigido disciplinare che, oltre alla varietà delle uve, ne indica la provenienza: solo da 20 vigne storiche distribuite in poco più di 22 ettari, tra i torrenti Versa e Scuropasso, nei comuni di Canneto Pavese, Montescano, Castana e parte dei comuni di Broni, Stradella, Cigognola, Pietra de’ Giorgi in provincia di Pavia. Rispetto assoluto del disciplinare ma il Buttafuoco Doc porta con sé un fascino esclusivo che parte dal nome sino ad arrivare alla degustazione. Sull’origine del nome, infatti, il dibattito è aperto anche se si ipotizza che possa essere nato dall’espressione Al buta me al feüg, in dialetto lombardo ‘brucia come il fuoco’.
Un rosso fermo tra i ‘mossi’
Fatto sta che il Buttafuoco è un rosso fermo – prodotto in un territorio detto ‘Sperone di Stradella’ – in una terra di vini ‘mossi’, adatto per lunghi invecchiamenti. In più si contraddistingue per alcolicità, acidità, tannino e corpo, caratteristiche ‘donate’ proprio dalla peculiarità delle tre sottozone in cui si divide lo Sperone di Stradella: a nord le ghiaie, al centro le arenarie, a sud le argille. Da aggiungere che ogni Buttafuoco Storico riporta in etichetta il nome della vigna da cui lo si produce e che lo definisce, nella sua diversità, da quello delle altre.
Un invecchiamento che dona…
Capace di raggiungere anche i 14-15 gradi alcolici, il Buttafuoco storico, dopo una sosta nella sua iconica bottiglia per 6 mesi, preceduta da un riposo in botti di rovere per almeno 12 mesi (prima di essere messo in commercio devono passare dalla vendemmia almeno 36 mesi) si mostra rosso rubino carico. Emergono profumi di fiori come il glicine, la viola e l’iris, a seguire frutta rossa come la marasca, la mora e la prugna. Piacevoli anche le note di cannella, pepe e chiodi di garofano. In bocca è avvolgente con una sensazione alcolica mitigata dai tannini equilibrati e dall’acidità. In chiusura si avvertono sentori e gusti di cioccolato e vaniglia.
La parola al Presidente Calvi
“In questi 27 anni i produttori del Club del Buttafuoco Storico hanno dimostrato la qualità enologica di una zona vocata e la volontà di conservare un patrimonio tradizionale per portarlo sulle tavole della migliore ristorazione e sugli scaffali delle più importanti enoteche italiane”. Ha dichiarato il Presidente Davide Calvi. “Siamo impegnati in attività di promozione così come di valorizzazione del nostro territorio. Ne è un esempio la nuova Casa del Buttafuoco Storico che sarà inaugurata a Canneto Pavese entro l’autunno. Siamo pure consapevoli che i prossimi anni ci vedranno affrontare sfide importanti come vendemmie sempre più complesse a causa dei cambiamenti climatici. Massima attenzione e scelte oculate nella gestione del vigneto e la necessità di condividere produzioni sostenibili. Tutto ciò ottenere il successo di pubblico e di critica che il Buttafuoco Storico si merita”.
Per info: www.buttafuocostorico.com