Lo Shirakawa 1958 è da considerarsi il whisky giapponese più raro al mondo. Una storia incredibile che, a distanza di parecchi anni, permette di provare questo distillato unico e irripetibile… al prezzo di 25mila sterline. Si tratta di un distillato prodotto nell’epoca precedente all’importazione di massa di orzo dalla Scozia e precedente all’arrivo di botti dagli USA e dall’Europa. Insomma, uno stile perduto per sempre che, terminate le ‘scorte’, non si potrà più assaporare. Una rarità in 1500 bottiglie, le uniche di Shirakawa disponibili. Come ha commentato l’esperto di whisky Serge Valentin: “Il vero miracolo, qui, non è tanto che abbiano trovato una scorta di Shirakawa, ma che sia così buona. Forse è questo il motivo per cui qualche gentiluomo giapponese, molto tempo fa, decise di conservare il lotto e di salvarlo dalle grinfie dei Master Blender. Nel bicchiere non appare poi tanto diverso da alcuni vecchi Macallan distillati in anni simili”.
Al naso mostra aromi cerosi e di rovere, pur conservando una vivacità davvero eccezionale. In primo piano si avvertono sentori di frutta dolce e marzapane, ananas candito e liquore all’arancia. A seguire note più vegetali di erba tagliata, caprifoglio e cocco. Un seducente profumo di incenso è accompagnato da aromi floreali e legnosi. L’equilibrio tra maturità e vivacità continua anche al palato. Sapore di mela e di lime si intrecciano a note bilanciate di marzapane e cioccolato bianco. La parte fruttata e di frutta secca si evolve in un mix tropicale con una spolverata di cannella e zenzero. Nel finale le note fruttate si dissolvono lasciando sentori di nocciola, lievi note speziate e un tocco affumicato.
La distilleria Shirakawa nasce nel 1939 nell’omonima città della prefettura di Fukushima, a circa 200 chilometri a nord di Tokyo. I primi anni sono avvolti nel mistero fino al 1947, quando la distilleria è acquistata da Takara Shuzo, uno dei principali produttori di alcolici del Giappone. Dopo la ristrutturazione, Shirakawa avvia la produzione di shochu, vino, brandy e, dal 1951, anche whisky di malto. Da sottolineare che il whisky non è mai stato commercializzato come Single Malt, ma destinato esclusivamente a essere utilizzato nei marchi di Blended Whisky King e Ideal di Takara. Alla fine degli anni Sessanta il cambiamento: la maggior parte dei produttori giapponesi iniziano a importare whisky sfuso dalla Scozia per aumentare il volume dei propri marchi. Per questo motivo, nonostante i blend di Takara Shuzo continuino a contenere malto Shirakawa, nel 1969 la distilleria cessa la produzione di whisky. Nel 1986 un’ulteriore evoluzione: Takara acquista la distilleria Tomatin e si concentra sulla produzione di brandy e shochu. Utilizzata ormai solo come impianto di imbottigliamento, in uno stato di quasi abbandono, Shirakawa viene chiusa e demolita nel 2003.
Stephen Bremner, Managing Director di Tomatin, negli anni a seguire, ha continuato a interrogarsi sull’eredità di Shirakawa, in primis del Single Malt prodotto. Dopo alcune richieste, un collega giapponese gli ha raccontato di un vecchio tank (contenitore, cisterna) ancora pieno di whisky rimasto da qualche parte. È l’inizio di una caccia al tesoro paziente ed emozionante, tra ricerche nei vecchi archivi e domande a ex dipendenti. Il ritrovamento avviene nel 2019 a oltre 1000 chilometri a sud della distilleria perduta, un contenitore in acciaio inox e, secondo i documenti, la produzione risalirebbe al 1958. Le analisi fatte hanno confermato che il liquido nel tank è davvero l’ultimo lotto di Single Malt di Shirakawa.
Per capire l’importanza di questo ritrovamento bisogna pensare che negli ultimi dieci anni il whisky giapponese è diventato uno dei distillati più apprezzati da parte di appassionati e collezionisti di tutto il mondo. Questa categoria di intenditori e collezionisti cercano senza sosta i tesori residui delle distillerie chiuse, ormai ombre leggendarie di un passato glorioso.
Dopo il ritrovamento del tank la ricerca negli archivi di Takara Shuzo è continuata. È tornato alla luce un libretto in cui viene descritto il modo in cui è stato prodotto il Single Malt di Shirakawa nel 1958. L’orzo utilizzato era giapponese e il lievito, uno dei ceppi da vino, di proprietà dell’azienda. La fermentazione durava quattro giorni e la distillazione avveniva in due alambicchi di rame. Il taglio del distillato era ampio, cosa che si traduceva in un’acquavite piuttosto pesante e complessa. Per le botti era stata scelta la quercia Mizunara di Tohoku e Hokkaido e la maturazione avveniva in piccoli magazzini.
Shirakawa è importato in esclusiva per l’Italia da Beija Flor, società di distribuzione attiva dal 2007 e specializzata in whisky e spirits di qualità, spesso provenienti da distillerie artigianali. Nel portfolio, che tra le altre cose vede la più ampia selezione in Italia di indie bottlers, trovano spazio numerosi brand iconici nel panorama dello Scotch Whisky, tra cui Springbank, Kilkerran, Tomatin e l’imbottigliatore indipendente Cadenhead’s.
Per info: www.tomatindistillery.com – www.beija-flor.it
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